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Tronchetti Provera e il nuovo capitalismo italiano
Chi è il presidente della Pirelli che ha dato la scalata a Olivetti e Telecom? E che ne sarà di "La 7", l'unica rete che prometteva di cantare fuori dal coro? Intervista di Massimo Mucchetti sull'Espresso del 19 luglio 2001.

«Servono regole certe e moderne. Dettarle tocca al governo. Occorre poter licenziare, con indennizzi. Vanno riviste le pensioni. Edison? Non è detto che vada ai francesi. Mediobanca? L'Italia oggi non ha bisogno di arbitri».

Quanto durerà la luna di miele degli industriali con Berlusconi?
«Staremo a vedere il documento di programmazione economica e finanziaria del governo. Per arrivare in Eurolandia, l'Italia ha lavorato molto sul piano delle entrate. Con la sua ampia base parlamentare, il governo Berlusconi ha la possibilità di agire anche su quello delle uscite. E dichiara di volerlo fare».

ll 2001 sta passando e non si sente nulla sulla verifica della riforma Dini che la Confindustria addirittura pretendeva di anticipare...
«La Confindustria non cambia posizione. Non si tratta di tagliare, ma di ripensare l'intero Welfare state. In questo quadro va inserita la riforma delle pensioni. Non sarà l'opera di un giorno, ma si può cominciare subito».

Che cosa vuol dire riforma delle pensioni per un lavoratore di 50 anni?
«Se sposta in avanti l'età nella quale andrà in pensione, e se associa alla previdenza pubblica una pensione integrativa, questo lavoratore potrà evitare l'erosione delle sue attese di reddito».

Pagare di più per avere la stessa cifra per meno tempo: non è un grande affare.
«Ritardare l'età pensionabile è una risposta al problema della sostenibilità finanziaria dei sistemi previdenziali posto dall'allungamento della vita umana. E poi la pensione integrativa può essere finanziata con il Tfr».

Non meno cruciale della flessibilità che reclamate a gran voce. Che cosa vi manca in quest'Italia che, secondo il governatore della Banca d'Italia, non ha mai fatto tante assunzioni?
«Va dato atto che i precedenti governi hanno introdotto flessibilità nell'ingresso sul mercato del lavoro. Ma il collocamento resta unico. E questa è un'anomalia nelle economie occidentali. E poi non c'è flessibilità in uscita».

Vuol dire che non c'è ancora libertà di licenziamento e che la vorrebbe?
«Credo che le imprese debbano poter adattare la forza lavoro all'andamento della domanda come avviene nei principali paesi occidentali. Certamente con la garanzia di un congruo indennizzo che consenta all'ex dipendente l'aggiornamento professionale e il mantenimento per un tempo ragionevole, utile per trovare un nuovo impiego».

Che cosa vuol dire congruo?
«Parlo a titolo personale, naturalmente. E cito, tra le altre, l'esperienza della Pirelli U.K.. a Burton on Trent, nelle Midland, terra non ricchissima. In poche settimane abbiamo potuto ridurre il personale con un indennizzo di 20 mila sterline pro capite. Diciamo 60 milioni di lire».

Non crede che il conflitto d'interesse resti imbarazzante per Berlusconi? Solo la vendita di Mediaset risolve il problema; il resto, dice Giovanni Sartori, è fumo negli occhi.
«L'approccio purista può essere corretto da un punto di vista deontologico. Ma, se si è realisti, credo si dovranno cercare soluzioni che permettano di mettere sotto controllo questo conflitto senza arrivare alla vendita delle aziende. C'era già un accordo in Parlamento su questo percorso».

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31 luglio